Il codice CER: cos'è, come lo si determina


Il CER, o Codice Europeo dei Rifiuti, è il sistema di classificazione dei rifiuti secondo la normativa 75/422/CEE ed è in vigore dal 01 gennaio 2002 sia pure con successive integrazioni e modifiche, che periodicamente aggiornano il sistema di classificazione utilizzato.

Abbiamo già incontrato, negli articoli precedenti, questa normativa e la sua definizione di rifiuto: “qualsiasi sostanza od oggetto che rientri nelle categorie riportate nell’allegato I e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi”. L’allegato in questione è noto comunemente come Catalogo europeo dei rifiuti e si applica a tutti i rifiuti, siano essi destinati allo smaltimento o al recupero.

Ed è proprio il codice CER che stabilisce quale dovrà essere la tipologia di trattamento a cui deve essere sottoposto un determinato rifiuto: se è considerato pericoloso o meno, ad esempio.

COME FUNZIONA LA CLASSIFICAZIONE DEL CER

Ogni codice CER è un codice di 6 cifre riunite in coppie: la prima coppia è detta “capitolo” e rappresenta la categoria generale che viene identificata sulla base del processo produttivo che ha dato origine al rifiuto, mentre le successive permettono un’identificazione più precisa della tipologia.

Ad esempio, il capitolo 15 00 00 rappresenta “Rifiuti di imballaggio, assorbenti, stracci, materiali filtranti e indumenti protettivi (non specificati altrimenti)” : è una categoria molto eterogenea e ricomprende, ad esempio, gli imballaggi industriali da noi trattati.

Nell’ambito del capitolo 15, poi, possiamo avere ad esempio il codice generale 01 e quello particolare 03. Otteniamo così il codice CER 150103 che corrisponde a “imballaggi in legno”

Il livello di dettaglio è estremamente elevato: ad oggi, le voci presenti nel CER sono 842. Questo numero è stato raggiunto con un’ultima modifica legislativa che risale al 2014.

I CODICI CHE IDENTIFICANO I RIFIUTI PERICOLOSI

Quando un rifiuto è considerato pericoloso, il corrispondente codice CER presenta un asterisco al termine della numerazione.
Così, ad esempio, il codice 010504 “fanghi e rifiuti di perforazione di pozzi per acque dolci” non si considera pericoloso. È invece considerato pericoloso il codice successivo, lo 010505*, che corrisponde a “fanghi e rifiuti di perforazione contenenti oli”.

Poiché, come abbiamo visto, la classificazione CER si basa principalmente sull’origine del rifiuto, abbiamo vari casi nei quali non è così facile identificare se il rifiuto è da considerarsi pericoloso o meno perché questa pericolosità può dipendere da sostanze che possono essere o non essere presenti, o dalla loro concentrazione.

Ecco che in questo caso nella tabella ministeriale troviamo i cosiddetti “codici CER a specchio”, ossia una coppia di diversi codici CER che si riferiscono allo stesso rifiuto, uno (asteriscato) nel caso in cui esso sia pericoloso e l’altro (non asteriscato) nel caso in cui non lo sia.

Per capire se il rifiuto è da considerarsi pericoloso o meno è necessario in questi casi ricorrere a specifiche analisi di laboratorio per verificare l’eventuale superamento di valori di soglia individuati dalle Direttive sulla classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio delle sostanze pericolose.

Ai rifiuti pericolosi va anche attribuita una classe di pericolosità indicata con la sigla HP, seguita da un numero da 1 a 15. La miscelazione di rifiuti con diversi codici CER o stesso codice CER ma diversa classe di pericolosità in fase di deposito temporaneo o trasporto è vietata.

A CHI SPETTA L’ONERE DELLA CLASSIFICAZIONE DEI RIFIUTI

L’obbligo dell’attribuzione del codice CER spetta al produttore, che deve individuare la corretta tipologia del rifiuto partendo dalla conoscenza del procedimento produttivo che mette in atto. È sempre il produttore che, ove necessario (nei casi dei codici CER a specchio) provvederà a far eseguire le analisi necessarie a dirimere ogni dubbio.

È evidente che la complessità della materia possa spesso dare adito a più di un dubbio. Il CER dovrebbe servire a uniformare il trattamento dei rifiuti a livello europeo, ma l’applicazione effettiva del sistema dà adito, spesso, a dubbi interpretativi.

Nonostante questo l’onere della corretta classificazione dei rifiuti è essenziale per una corretta gestione del ciclo dei rifiuti, con tutte le sue ricadute: ambientali, economiche, di responsabilità legale.

È per questo che raccomandiamo la massima attenzione nel corso di queste operazioni. È consigliabile eseguire scrupolosamente le analisi di laboratorio quando necessarie e farsi assistere da un consulente esperto in caso di dubbio, sia per le ricadute legali in caso di errore che per pianificare una corretta gestione dei costi di smaltimento dei rifiuti industriali.